SEM RIMA 16.- "... pagliaccio ..."

Palhaço... Homem da palha...

Ruggiero Leoncavallo

"I pagliacci" ... uxoricida...

Mas "ri, palhaço" até definhar

o sorriso pintado em pranto

(mais do que choro... ou choro

de varão) ...

investido da túnica

ridícula e das gargalhadas da gente...

Decerto as óperas são tristes,

com tristeza prolongadamente melódica:

Será a vida ópera sem melodia?

Ou será melodia sem libreto?

Tanto tem: Cumprirei o aviso

(vestido de túnica irreal

e tingido rosto de farinha alegre):

«Ridi, Pagliaccio,

»sul tuo amore infranto!

»Ridi del duol, che t'avvelena il cor!»

Ainda que, para mim, careça de todo

o sentido, porque o meu amor ainda

se ache inteiro e as dores que padeço

sejam as habituais em gente da idade

em que estou e portanto a peçonha

(ah, Cleópatra! Esdrúxula maravilhosa

e bela e divinamente marcantonizada...)

se ache afastada do meu coração...

Mas vou rir a fantasiar amores quebrados...

É isso tão romântico...

Ajuda tanto a esvoaçar territórios

longínquos desta realidade tão terrenal...

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«Vesti la giubba», conosciuta soprattutto come «Ridi, pagliaccio» o «Recitar», è un'aria dell'opera "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo. Viene intonata alla fine del primo atto da Canio, che si prepara per la commedia nel ruolo di Pagliaccio, nonostante abbia scoperto, avvisato da Tonio, il tradimento della moglie Nedda. Quest'aria rappresenta il concetto di "clown tragico", che apparentemente non presenta nessun turbamento, ma che al di fuori del suo ruolo è continuamente frustrato.

Recitar! Mentre preso dal delirio,

non so più quel che dico,

e quel che faccio!

Eppur è d'uopo, sforzati!

Bah! sei tu forse un uom?

Tu se' Pagliaccio!

Vesti la giubba,

e la faccia infarina.

La gente paga, e rider vuole qua.

E se Arlecchin t'invola Colombina,

ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto

in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor, Ah!

Ridi, Pagliaccio,

sul tuo amore infranto!

Ridi del duol, che t'avvelena il cor!