ALBEGGIA (MADRUGADINHA?)
Che bello
trottar
col morello!
Già é scuro
sul muto
tratturo.
Lontano,
nel vasto
orizzonte
montano,
un pascolo
vano
di nuvole.
Molle
di pioggia,
la strada
selvaggia
affretta
al ritorno:
La teglia
che bolle,
caffè
sigaretta,
nel forno
la legna
che abbaglia
e che crepita,
in camera
un'amaca
dondola
e raglia.
Che dolce
trottare
e sognare
la donna
che veglia
nel rancho
di paglia!
Che sono,
due lucciole?
Brillano
fissi
dall'ombra
del raro
macchione
due occhi:
due lucciole,
é chiaro;
ma esplode
uno sparo.
Ora alto
é il silenzio
nel vasto
orizzonte
montano.
Lontano,
la giovane
aspetta
sul ciglio
del viottolo.
Dietro
la verta
comincia,
rossiccia,
la luna
a spuntare.
"Perchè
non si sentono
ancora,
o mio snello
morello,
trottare,
í tuói zoccoli?
Eppure
dovevi
arrivare
a quest’hora...”.
E fuma
il caffè;
tenerezza,
tepore;
profuma
la brezza
notturna
e la luna
rosseggia.
Che bello
aspettare
e l’amarca
far dondolare!
È bello aspetare!
Ma il fuoco
s’è spento.
Già alta,
nel vento
la luna
veleggia.
Nell’amaca,
quieta,
la donna
s’appisola.
Albeggia.
(Enfim chegou o avião... boa madrugada aos notívagos... LDM)